Uno dei miei tanti deboli nel
mondo del vino sono i crèmant francesi. Perché nel paese dello Champagne
produrre spumanti in altre regioni è sempre visto come un ripiego, un qualcosa
destinato al consumo locale in alternativa ai vini fermi. E certe passioni mi
affascinano, mi attira la tigna dei vignaioli che mettono anima e corpo per la
produzione di bottiglie che hanno poco mercato e che vengono vendute a prezzi
irrisori in confronto ai grandi Champagne.
Lo Jura poi è una regione
vinicola già di nicchia, dove i bianchi sono ostici, i rossi fatti con vitigni
sconosciuti ai più (trousseau, poulsard, belle cose da scoprire) ed il top si
raggiunge con le ossidazioni estreme dei fantastici “vin de paille”. Ecco perché
un Crèmant du Jura avrà sempre le mie simpatie e raramente sarà assente nella
mia cantinetta. Quando poi è fatto in maniera seria e genuina come nel caso del
Combe Rotalier di Jean Francois Ganevat, la soddisfazione è doppia. Lieviti
indigeni, niente o poca solforosa, dosaggio quasi zero, questo crèmant punta
decisamente sulla facilità di beva senza trascurare la sua identità. Fine ed
elegante nel suo aspetto corredato di silenziosa effervescenza, ha un olfatto
che oscilla tra frutta secca e composta di mele con un nonsochè di terroso che
fa da sfondo ad una personalità tutta sua fatta di lime e fiori di montagna.
Seppur esile, mostra al gusta una bella intensità con ritorno coerente delle
note olfattive, su tutte il lime. Va giù come l’acqua e la descrizione “vin
joyeux” gli calza a pennello visto anche il suo piacevolissimo finale.
Dall’aperitivo ai pranzi di
pesce e per tutti i momenti di festa. Meno di 15 euro, un affare per un metodo
classico, ma è il prezzo francese. In Italia non è ancora distribuito.
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