Ogni volta che apro un vino
con qualche annetto sulle spalle, ho il timore di trovare tappo disintegrato,
ossidazione, disastri organolettici. La mia è una cantinetta da camera la cui
amorosa attenzione a lei dedicata non rende comunque ideale per lunghi
affinamenti. Per questo a volta anticipo l’apertura di qualche anno: meglio bere
il vino un po’ prima del suo ipotetico zenit invece che buttarlo nel lavandino perché
andato.
La premessa era dovuta perché questo
Monts Damnès 2004 di Pascal Cotat poteva crescere ancora. Ma vi dico una cosa:
se ne avete una bottiglia in casa, apritela e godetevela. Ed il discorso vale
anche per chi si dichiara poco amante del Sauvignon Blanc. In questo vino, non
filtrato e non trattato, non troverete le esagerazioni olfattive di questo
vitigno spesso frequenti in interpretazioni provenienti da territori poveri di
materia o di storia. Qui siamo su un registro di infinita eleganza, dettata da
note balsamiche e spunti minerali, dove il varietale si esprime con sentori
erbacei delicati e di frutta bianca, fondendosi ad una lieve sensazione
affumicata. Morbido ed avvolgente al gusto, con un’impressionante e rara capacità
di assorbire la freschezza nel suo carattere profondamente tipico di questa
terra chiamata Sancerre ed in particolare di questo cru noto come Monts Damnès.
Mai stancante nonostante la sua complessità, importante e pieno a fronte di un’alcolicità
contenuta (12.5%).
Una delle più grandi
espressioni di Sauvignon, uno dei migliori bianchi da bere su un pranzo
impegnativo. Tra i 35 ed i 40 euro in Italia, intorno ai 25 in Francia. Li vale
tutti.
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