sabato 8 ottobre 2011

Macon-Cruzilles Manganite 2005 - Domaine Vignes de Maynes


Qualche anno fa ho lavorato per un periodo ad un importante wine bar di Roma, uno di quelli in cui vanno -non solo ma soprattutto- quei personaggi che hanno ogni verità in tasca sul vino e tutto ciò che lo circonda. Quel tipo di personaggi che possono attingere dalle liste de vini spesso permettendosi di spendere cifre che ogni vero appassionato vorrebbe avere a disposizione quando messo al cospetto di una grande cantina. La beffa è che quei soldi sono regolarmente spesi per bottiglie che l'appassionato non ordinerebbe mai. Ma così va il mondo e di scene da mani nei capelli ne ho viste a iosa. Ad esempio una sera entrarono due signore dalla classica aria benestante, le quali, immerse nei loro discorsi di medioalta borghesia, mi chiesero, col classico tono di chi ne sa più di te, la lista dei vini alla mescita. Quando osai proporre loro un Macon bianco descrivendolo come "un Borgogna da scoprire", una delle due candidate al premio nobel della modestia sentenziò con veemenza "Macon non è Borgogna". Ovviamente i miei timidi tentativi di spiegazione, dettati per altro da fatti geograficamente e legislativamente inconfutabili, sono stati cancellati dall’assolutismo della presunta onniscenza con cui ci si scontra in situazioni simili. E’ in momenti come questo che vorresti vivere la scena della coda al cinema di “Io ed Annie” in cui Woody Allen, sfinito dalle logorroiche teorie su Marshall McLuhan del sapientone di turno, fa apparire magicamente il filosofo che smentisce in quattro e quattr’otto l’insopportabile soggetto. Tutto ciò è rimasto nella mia fantasia ma quello che mi consola è che la signora sarà tutt’ora ancorata alle sue convinzioni mentre il sottoscritto (e come me ogni vero appassionato) continua a crescere ponendosi domande. E persino un misfatto del genere mi torna in mente nel momento in cui apro un vino e lo apprezzo. Indovinate che vino? Si, proprio un Macon. Rosso questa volta, ma da scoprire proprio come quel famigerato bianco.

Dire che Macon non è Borgogna è un po’ come dire che la Maremma non è Toscana: sicuramente non siamo nella nobiltà della regione, più a sud della Cote d’Or, dove i vini hanno un carattere diverso, dove lo Chardonnay ed il Pinot Nero non regnano soli ed incontrastati ma fanno timidamente spazio ai fratelli minori Aligotè e Gamay. Scendono i prezzi, scende la gloria, forse scende la capacità media di invecchiamento. Ma da queste parti, se ci si imbatte nella bottiglia di giusta, si può godere spendendo intorno ai 10 euro. Ed è quello che mi è successo con la bottiglia che vi sto per raccontare. La cantina, Domaine du Vignes de Maynes, si vanta di essere la più antica cantina a praticare agricoltura biologica. E’ comunque un domaine familiare ed i suoi vini hanno il carattere sincero della vigna di una volta. Il Macon-Cruzilles Manganite è un Gamay al 100% e nella sua versione 2005 è strepitoso: nelle sue sfumature di un bel rosso intenso si incontrano note terrose e succose, una spremuta di frutta di bosco che accarezza il naso sfumando delicatamente in amarene sotto spirito, in spezie dolciastre, in sprazzi minerali. E’ il preludio ad un sapore pieno che sa trasformarsi nei minuti, con fresca eleganza, misurata morbidezza. Il vino è naturale al 100%, non è filtrato e non ha solforosa aggiunta e, anche se gli scettici stenteranno a crederlo, è di una pulizia gustativa immensa. Durevole dopo il sorso, capace di accompagnarci lungo tutto il pasto senza mai prevaricare preparazioni saporite, persino piccanti. E seppur lontano dai grandi Pinot Neri della Borgogna più importante, questo Macon porta con se quello spirito regionale che lo ricollega ad un territorio unico capace di dare un carattere indimenticabile ai suoi frutti. Può stare in cantina ancora qualche anno e potrà emozionarci ancor di più. Da provare, senza indugi, senza pensieri. E soprattutto, senza la signora del wine-bar.

Nessun commento:

Posta un commento