lunedì 14 marzo 2011

Albarino 2009 Martin Codax


Torniamo in Spagna. Ma ancora una volta, togliamoci dalla mente la Spagna solare delle coste prese d'assalto da turisti alla ricerca di tintarella ed aperitivi a buon mercato. Questa volta andiamo in Galizia, a nordovest del paese, dove l'Atlantico porta correnti fredde sui paesaggi cupi che rimandano più a tradizioni celtiche che latine. Qui piove spesso, la popolazione è rigida e di carattere tendenzialmente chiuso, poco incline alla movida ed il vino che si beve qua è bianco. Il rosso quasi non sanno cosa sia.

Ovviamente è una regione affascinante, non solo per le sue città piene di storia come Santiago e La Coruna, non solo per il sentiero di Compostela, non solo per i suoi splendidi panorami. Ha un fascino che va oltre tutto questo, forse sarà il gallego, forse sarà questo approccio nordico all'interno di un paese profondamente meridionale. O forse sarà questo meraviglioso vitigno chiamato albarino, vero vanto dell'enologia locale. E' un vitigno bianco aromatico che però non ha nè la profumata sfacciataggine del Gewurztraminer, nè la facilità gusto-olfattiva del Moscato. Se proprio lo devo associare ad un altro tipo d'uva aromatica, lo avvicinerei al Riesling Renano, rispetto al quale però è un pò più timido, più scuro.

E' quasi sempre vinificato in purezza e la sua denominazione principale è Rias Baixas, cioè quella parte della Galizia  verso il confine col Portogallo e vicino all'Atlantico in cui le insenature (rias, appunto) provengono direttamente dall'oceano per inoltrarsi nel terreno. La bodega di Martin Codax lo pone al centro della sua produzione, costituita da diverse etichette dedicate esclusivamente a questo vitigno, con differenze di selezione, di vinificazione e di prestigio. Quella che ho avuto modo di degustare è la proposta di base, circa 10 euro nelle enoteche spagnole (non poco per un vino bianco base iberico) che viene affinata esclusivamente in acciaio e porta soltanto il nome dell'uva, Albarino 2009.

Si tratta di un bianco di personalità che rischia di spiazzare il degustatore distratto. Inizialmente non si spoglia di note olfattive spiccate, è chiuso come la sua gente ma a chi sa aspettare e lo tratta con gentilezza, magari facendolo salire lievemente di temperatura mentre si apre nel bicchiere, regala punte agrumate, sentori di fieno, tracce di mineralità con tendenze iodate. Ha qualcosa dei giovani Riesling al naso, seppur evidenziando una nota molto territoriale che in qualche modo rimanda proprio all'oceano. In bocca spiccano innanzitutto la sapidità e l'acidità, immediatamente corroborate da un gusto profondo, avvolgente e lungo. Denota una qual certa gioventù nel modo in cui ancora nasconde la parte più aromatica e fruttata, segno che anche in un base l'Albarino è capace di far nascere vini di lunga vita. E' un vino che è specchio del suo territorio, figlio di giornate fredde e ventose in vigna, di onde atlantiche che bagnano le spiaggie brune in lontananza, del rumore delizioso dei silenzi invernali. Compagno di serate di sofisticata solitudine o di operaia compagnia, lo vedo benissimo accanto agli agnolotti burro e salvia o al baccalà o al polpo (tipico della Galizia) nel modo in cui più vi piace, basta che sia senza pomodoro altrimenti l'acidità prende il sopravvento.

Se andate in Galizia, tra una cattedrale ed un'insenatura, tra una camminata ed un panorama di scogliere e fari, non vi dimenticate di ordinare una bottiglia di Albarino. Anche grazie a lui scoprirete che i gallegos in fondo, così scorbutici non sono.

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