martedì 17 maggio 2011

Rosso e frizzante, oltre i luoghi comuni


Oggi voglio parlare di una tipologia di vini che ha pagato carissimo il prezzo della cattiva pubblicità, fino a diventare considerata come un prodotto accostabile più ad una bevanda gassata che ad un vino vero e proprio. Si, oggi voglio parlare dei rossi frizzanti, non solo perché viene l’estate, stagione in cui si ha più voglia di berli, ma anche perché questi vini sono un patrimonio culturale di alcune parti del nostro paese e, proprio come il Moscato d’Asti, non hanno praticamente concorrenza oltre confine. Un peccato allora lasciare in balia della grande distribuzione o di aziende interessate solo ai numeri questi prodotti che invece da tempo hanno smesso di essere solo dolciastri e simpatici. Ecco allora una piccola carrellata di assaggi recenti e meno recenti:

Gutturnio Rosso Frizzante – La Stoppa

La Stoppa è una cantina modello nei Colli Piacentini, pionieri del bio ed artefici della rinascita qualitativa di tante perle locali, dall’Ortrugo alla Malvasia passita che trova nel loro Ageno forse il top della tipologia. Ma la vera espressione di questo territorio rimane il Gutturnio, rosso in cui la Bonarda va a mitigare l’acidità del Barbera, dando vini fermi sia quotidiani che di una certa importanza ma soprattutto frizzanti dalla beva compulsiva. Naturale e con solforosa praticamente assente, la versione de La Stoppa ha naso terroso e di frutta matura, un tocco speziato che accompagna un sorso saporito, gradevole, pieno. Una volta nel bicchiere, si accompagna agevolmente con antipasti misti, paste al forno, roast-beef. Insuperabile.

Il Mio Lambrusco – Camillo Donati

E’ chiaro, quando si parla di rossi frizzanti viene in mente il Lambrusco, e non può essere altrimenti. L’Emilia è la terra dei salumi, del parmigiano, della pasta ripiena…con queste pietanze è imprescindibile il vino che sgrassa, che abbia buona struttura ma che non cancelli i ricordi delle tante golosità. Con Camillo Donati siamo nel parmense, e i suoi frizzanti rifermentano naturalmente in bottiglia con i propri lieviti. Tra le sue tante notevoli creature (su tutte Barbera e Malvasia) il “suo” Lambrusco è quello capace di far di nuovo innamorare di un vino che ha subito troppi soprusi. Cupo ma delicato, rustico ma elegante, complesso ma facile da bere. Spuma di bella finezza e corpo quasi da rosso fermo, non disdegna infatti temperature un po’ più alte di servizio. Da tortellini in brodo e bollito, oppure con un panino col culatello su un prato, all’aperto.

Brut Rosso Extra Cuvèe 2007 – Francesco Bellei

Fino a qualche tempo fa il Lambrusco Metodo Classico sembrava un’avventata bizzarria. Ora i produttori a farlo cominciano ad essere parecchi. Rimane il fatto che chi lo ha portato sulle tavole di osterie e ristoranti è stato Francesco Bellei, che nel cuore della strada del vino nel modenese propone da anni la sua extra-cuvèe. Cremoso, sapido, dritto e per niente accomodante al palato, dove si mostra nervoso e con una tannicità ben presente, questo Lambrusco chiama al secondo sorso per sottolineare tutte le sue evoluzioni nel bicchiere. Da abbinare ai cannelloni o ad una bella pasta al ragù.

Gran Rosso del Vicariato – Cantina Sociale di Quistello

Il lambrusco mantovano dovrebbe essere salvaguardato da qualche associazione, visto che oltre a subire le angherie della nomea, non ne ha nemmeno ricavato nulla dal punto di vista economico visto che è storicamente schiacciato dai più famosi emiliani. La Cantina Sociale di Quistello, comune che se esistesse una classificazione del Lambrusco meriterebbe il titolo di Grand Cru, si dissocia dalla politica grandi numeri-poca qualità tipica delle cooperative vinicole, e si concentra su prodotti territoriali lavorando in biodinamica e mantendendo prezzi proletari. Il Gran Rosso, 100% lambrusco mantovano, è vino vero in tutti i sensi: gustoso, appagante, richiama fragole di bosco e spezie dolci, di ottimo equilibro. Imbattibile in versatilità, dall’aperitivo ai formaggi molli. Cercatelo.

Lambrusco In Correggio Rosè – Lini 910

Altro nome storico, capace di riportare alla ribalta questo vitigno con una gestione che ha saputo mixare l’attenzione al territorio alla capacità di fare marketing intelligente e mirato. Nella loro ampia gamma figurano ottimi metodi classici e tre lambruschi tipici, tra cui spicca questo rosè, vero volto dell’azienda in quanto sa coniugare tipicità e piacevolezza senza mai risultare né artefatto né stucchevole. Al contrario, si apprezza grande equilibrio e lungo finale, dal sapore di frutta macerata e con bella acidità. Estivo, da provare con antipasti di pesce, anche col modaiolo sushi.

Lambrusco Grasparossa Fontana dei Boschi – Vittorio Graziano

Al contrario di Lini, Vittorio Graziano ha sempre mantenuto un basso profilo. Ma se non fosse per lui probabilmente non si sarebbe mai aperto il mondo del Lambrusco Naturale, con lieviti indigeni, rifermentazione in bottiglia e limitazione massima della solforosa. Lui utilizza questi metodi dal 1982 ed ancora oggi il suo Grasparossa di Castelvetro incarna le sembianze del vero Lambrusco, grazie al suo saper fondere tannicità e sensazioni vellutate, sapidità ed eleganza. Paradigmatico e come un vero Lambrusco dovrebbe essere, incredibilmente versatile a tavola.

Penisola Sorrentina Lettere 2010 – Grotta del Sole

Non è solo in Emilia e nella bassa Lombarda che c’è l’abitudine di bere rossi frizzanti: nei dintorni della magica Sorrento da sempre Aglianico e Piedirosso si traducono in divertenti bollicine estive. Come questo Lettere di Grotta del Sole, azienda dai numeri cospicui capace di non piegarsi alle leggi del becero mercato. Godiamoci allora la nota amabile di questo vino al quale non mancano però intensità e freschezza, il tutto coronato da belle note di frutta al naso. La definizione di vino beverino è scritta in questo Lettere, da accompagnare alla pizza come vuole la tradizione.




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