mercoledì 3 dicembre 2014

Brut Nature - Tarlant

Bere Champagne è una di quelle cose di cui non ce n'è mai abbastanza. Possiamo riempirci la bocca con duemila discorsi di moralità, di opportunità, di sensi di colpa e di risparmi da fare e non fatti, magari anche tutti giusti. Non importa, date un bicchiere di Champagne al 99% delle persone a cui piace il vino e loro ne vorrano ancora, e saranno contenti di averlo bevuto. Qui non conta il bene e il male, conta che, piaccia o no a chi dice che "eh ma anche in Italia abbiamo grandi spumanti", lo Champagne ha una magia che va oltre l'etichetta, oltre il brindisi ed oltre l'effervescenza. Lo Champagne è unico, inimitabile e ne abbiamo bisogno. E se non costasse caro personalmente berrei quasi esclusivamente litri di bolle da Reims e dintorni.


Tornando a parlare da sobrio, devo anche sottolineare che la maggior parte della gente beve Champagne di mediocre qualità, quelli largamente distribuiti e prodotti dalle solite grandi case dal marchio inconfondibile e dal gusto rassicurante quanto noioso. Fortunatamente lo Champagne in realtà è soprattutto altro, anzi, a dispetto della sua immagine patinata, è un vino contadino, fatto in tante piccole cantine spesso situate nei seminterrati di appartamenti di vignaioli che hanno le uve piantate nel vigneto fuori la loro casa. Queste sono le persone che rendono indimenticabile un viaggio nella regione del più grande metodo classico esistente, tra il verde delle infinite vigne che dominano un panorama fatto di piccoli villaggi con dieci tetti e due bar ma che si conoscono in tutto il mondo perchè sono loro a dare i nomi ai Cru: Avize, Cramant, Ay, Ambonnay e tanti altri. Paesini che se non fosse per lo Champagne sarebbero al massimo immagini di sfondo ad un viaggio in macchina da Parigi verso il Belgio.

In mezzo poi ci sono realtà che da contadine sono diventate di numeri più importanti, sapendo mantenere sempre altissimo il livello dei loro prodotti.
E' il caso di Tarlant, domaine familiare la cui tradizione di vinificatori risale addirittura al 1700, ora condotta dall'ultima generazione che lavora nelle cantine di Oeuilly (15 km ad ovest di Epernay) le uve raccolte su 14 ettari di vigne sparse in quattro differenti Cru. Per quanto sia molto complicato avere un terreno sano in questa regione abusata dai grandi numeri, i Tarlant cercano di ridurre al minimo l'utilizzo di agenti esterni in vigna, dove la raccolta è manuale, ed eventuali fertilizzanti sono comunque organici. In cantina si mantiene uno stile preciso dettato da un dosaggio sempre molto basso, tanto che nessuno dei loro Champagne supera i 6mg/l di zuccheri. Non a caso la loro cuvèe base, di cui parlo è qui è un "nature" (zero zuccheri). Ed è maledettamente buono.

Classica composizione champenoise con Chardonnay, Pinot Nero e Meunier equamente distribuiti, questo Nature ha una carbonica composta ed elegante che trova il suo posto nel colore dorato, per poi dare subito spazio ad un naso originale ed intrigante, fatto di agrumi in evidenza, ma anche note di erba fresca ed uno sfondo quasi etereo. Il suo gusto è d'impatto immediato, di ottima e raffinata acidità, di un corpo che entusiasma e conquista, una mineralità che pian piano si fa largo, senza invadere il perfetto equilibrio. Lungo e mai banale, difficile, impossibile da lasciare in bottiglia. Uno Champagne da bere sempre, perchè in fondo abbinare un vino come questo è una questione di momenti, di sensazioni, di combinazioni. Brindateci prima di un pasto. Mangiateci il pesce. Oppure un risotto con funghi. Comunque, uscirete contenti. E di sicuro ne chiederete ancora.        

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