martedì 21 giugno 2011

Birre artigianali....per chiudere in bellezza


Per chiudere la stagione delle nostre serate abbiamo momentaneamente abbandonato il vino per abbracciare il variopinto mondo della birra, bevanda altrettanto nobile che ci permette di scoprire un’infinità di sfumature e soprattutto smentire parecchi luoghi comuni. E per andare oltre l’immaginario collettivo che vede la birra solo insieme alla pizza, o ghiacciata in estate, non potevamo che selezionare alcune ottime birre artigianali. Per i meno avvezzi all’argomento, la birra artigianale si distingue da quella industriale in quanto né filtrata né pastorizzata, due processi che neutralizzano gli enzimi dei lieviti eliminando quindi gran parte degli aromi originali ed annientando ogni possibilità di sviluppo gusto-olfattivo nel tempo. Pastorizzazione e filtrazione vengono effettuati principalmente per permettere alla birra di durare più a lungo ed andare quindi incontro alle industrie che producono su imponenti quantità. Ma pur avendo una data di scadenza, la birra può evolvere come un grande vino e questo è possibile solo se quegli enzimi vengono lasciati liberi nel liquido. La differenza tra birre artigianali e birre industriali è quindi evidente sia dall’aspetto che dalla complessità di profumi e sapori, che nelle birre dell’artigianato sono ben lontani dal gusto standardizzato delle bottiglie che la maggior parte del popolo è abituato a bere.

Andiamo allora a vedere cosa abbiamo degustato. Premetto che la scelta è stata tutt’altro che facile, vista l’immane presenza di birre artigianali di qualità, dai paesi storici fino a tanti nuovi adepti, tra cui una bella realtà italiana in grande crescita. Ho cercato quindi di avere rappresentati gli stili più importanti cercando di fare un mix tra tradizione ed innovazione:

1)      Blanche de Valerie – Almond 22

Birrificio nel pescarese che in pochi anni ha saputo dare alle proprie birre una profonda originalità grazie a personalizzazioni con prodotti del territorio spesso bio e provenienti dal commercio equo e solidale. Questa Blanche de Valerie si differenzia dalle classiche blanche di origine belga non solo per l’utilizzo di cereali aggiuntivi al frumento come la saragolla e l’avena ma anche per una struttura un po’ più pesante. Già dal colore, pur opaco come da tipologia, si intuisce qualcosa visto che vira più verso il dorato che verso l’opalescente. Il naso è pungente e delicato, un mix di spezie e frutta con nota pepata dovuta all’aggiunta di pepe di Sarawak durante la fermentazione. Bel sorso, appagante e di bella freschezza, di bella bevibilità e grande eleganza. Un’ ottima alternativa al prosecco per l’apertura di un pasto oppure una grande compagna di crudi di pesce o tempura.

2)      Zwickel – Lahnsteiner

Parlare di birra e Germania fa spesso venire in mente boccaloni stracolmi in mano a personaggi con bermuda e baffoni. In realtà la cultura germani teutonica è molto di più del folklore ed adirittura non è azzardato dire che ogni città ha la sua birra caratteristica. Senza dubbio ad oggi la Germania è il paese dove si producono le migliori Pils, ovvero la tipologia più diffusa al mondo, da noi riduttivamente nota come “bionda”. Pur essendo nato in Repubblica Ceca  nella città di Plzen, è difficile trovare prodotti artigianali da questo paese che siano reperibili fuori dai loro confini. Per fortuna, tra una miriade di birre tutte uguali fra di loro prodotte in ogni angolo nel mondo, esistono realtà come il birrificio di Lahnstein che, tra i tanti prodotti, sforna questa Zwickel, una birra di cantina caratterizzata proprio dalla sua crudezza, in quanto prevelata direttamente dal contenitore in cui fermenta e poi imbottigliata, senza alcun passaggio intermedio. E’ una birra color oro intenso con una bella schiuma beige, dai profumi netti e particolarmente forti, a ricordare qualcosa di etereo passando per sentori di malto e di foglia di ulivo. Ha un gusto deciso, pieno, di grande equilibrio, con carbonica controllata ed un amaro presente che si allunga in un finale molto duraturo. Una pils da manuale, abbinabile a torte rustiche, supplì, pasta al forno e primi piatti al ragù bianco, magari con funghi in aggiunta.

3)      Suffolk Gold – St. Peter’s

Se dovessi scegliere una birra da portare con me probabilmente sceglierei una Ale. Anzi, per la precisione una Real Ale, cioè una di quelle birre provenienti dalle breweries inglesi che hanno riportato questa tipologia – corposa, amara e con poca schiuma – a quelli che erano i suoi fasti originali. La St. Peter’s di Suffolk è una di queste e la sua Suffolk Gold rende omaggio alla tradizione birraria della sua città di appartenenza, utilizzando luppoli autoctoni. E’una bitter, ramata con un nitido filo sottile di schiuma bianca dall’olfatto bellissimo fatto di miele, camomilla, crosta di pane, nota lievitosa caramellata tipica delle ale. L’impatto in bocca ha il sapore dell’amaro che senza compromessi avvolge lingua e palato con un gusto che evolve ogni secondo, con richiami all’olfatto soprattutto sulle note erbacee. Rimane in bocca per ore, accompagna ottimamente un San Daniele o un culatello, o ancora una pasta al gorgonzola, cibi delicatamente speziati ed è la birra da abbinare alla pizza, specialmente se senza pomdoro.

4)      Guldenberg – De Rank

Per colpa del Belgio ho imparato ad amare le birre e ancora oggi trovo che le più belle sorprese a livello di degustazioni di questa bevanda provengano dalle birre di questo paese, che sembra impiegare la maggior parte della sua dote di creatività nella produzione birraria. Tra i tanti storici produttori, ho scelto De Rank, birrificio nato da una decina di anni per volontà di due amici che avevano multiple esperienze professionali nel settore. La loro Guldenberg si definisce birra d’abbazia tripel ma è in realtà piuttosto personale. Non ha la forte nota alcolica spesso ricorrente nelle birre d’abbazia, pur arrivando a 8,5%. E’ in realtà fortemente luppolata, di grande corpo, il bel colore di oro carico tendente all’ambrato regala multipli sentori di frutta macerata, di malto, di erbe aromatiche, di sottobosco. Infinita in bocca, non ha nulla da invidiare ad un grande vino rosso, con in più un’immediatezza ed una piacevolezza di beva che la rendono perfetta per mille occasioni, da una cena complessa a base di carne arrosto e da chiudere con formaggi stagionati, fino ad un dopo cena con sigaro annesso. Di gran lusso.

5)      Oatmeal Stout – Samuel Smith Old Brewery

Le stout, amate in Irlanda ed in Gran Bretagna, sono spesso al centro di dibattiti altrove: chi le adora e chi le odia. Ovviamente tutti tendono a pensare alla Guinness, che però non è l’unica produttrice di questa buia tipologia. In Inghilterra esistono molti birrifici che si dedicano con successo alla loro produzione, spesso affrontandone le sfumature delle sottotipologie come nel caso di questa Oatmeal della Samuel Smith, prodotta con aggiunta di farina d’avena. Questa dà un tono dolciastro e di carattere ad una birra meno cupa delle sue cugine più classiche, avvicinando ai tipici sentori di caffè, cioccolato e tostatura una nota vinosa che richiama al porto. Il suo nero compatto porta al palato un bagaglio gustativo di impressionante equilibrio tra il dolce e l’amaro del luppolo e della legna bruciata. E’ una birra che si può abbinare alle cose più disparate per la sua capacità di giocare sulle sensazioni. Provatela con le cappesante, con la carbonara e persino su un tiramisu. Non ve ne pentirete.

Ed ora ci si rivede a settembre con nuovi appuntamenti e parecchie novità, sempre all'insegna di tutto ciò che è realizzato in cantina o in birrificio con passione ed onestà. Grazie a tutti e buona estate!

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