mercoledì 1 giugno 2011

Riesling Vicenza 2009 – Tenuta La Bertolà


Ancora Riesling. Come si fa a stancarsi di un vitigno del genere? male che vada può capitare un vino che mette in rilievo acidità e nasconde l’aromaticità nelle sue testarde chiusure giovanili. E’ un vitigno che nasce solo in condizioni climatiche particolari e in pochi si azzardano a provarci se queste non ci sono. In quanto a scontrosità e scarsa adattabilità ricorda il Pinot Nero, però ha il vantaggio di stare meno sulla bocca di tutti e questo gli garantisce una qualità media notevole. Insomma, non troverete Riesling forzati, almeno per ora.

Di certo però ci sono zone in cui un Riesling te l’aspetti fino ad un certo punto. Mosella, ok. Alsazia, sicuro. Alto Adige, perché no. Ma la Val D’Agno? meno. E soprattutto, cos’è la Val D’Agno? in pochi la conoscono in generale, figuriamoci per il vino. La Val D’Agno sta nel vicentino che già di per se è una provincia che deve faticare per farsi notare, circondata com’è da superstar regionali di tutti i tipi, dagli Amaroni del veronese ai prosecchi del trevigiano, persino bianchi una volta sfigati come il Lugana ed il Soave ora sono sulla strada dell’eccellenza. Invece del vicentino, a parte qualche riconoscimento di nicchia al Recioto di Gambellara, non si parla mai. Quasi mai.

E’ bene invece parlare della Tenuta La Bertolà, piccola azienda a gestione familiare che cerca in tutti i modi di rivalutare il territorio, il che non significa necessariamente passare per vitigni autoctoni. Chardonnay, Pinot Grigio, Cabernet Sauvignon sono le uve a cui ci si affida per fare dei vini che puntano sulla semplicità di beva e sulle sfaccettature più positive del rapporto terra-frutto, utilizzando lieviti autoctoni e puntando su una conduzione agricola biologica. Ma è proprio col “freddo re”, il Riesling, con il quale la Tenuta Bertolà produce il vino più gradevole ed appagante.

Vicenza è la DOC, niente di più facile per individuare un territorio e niente di più schietto per rappresentare una provincia tutta. Questo Riesling riesce nel non facile compito di tirar fuori tutte le qualità di questo vitigno da giovane, senza distorcerne i delicati contorni di uva aromatica ed austera allo stesso tempo. Il punto di forza è senza dubbio la sua stupenda mineralità, che si percepisce netta al naso sottoforma di pietre e sabbia e che ritorna esuberante ed elegante in bocca donando al vino una bevibilità suprema, che non fa altro che richiamare al bicchiere successivo. L’olfatto è completato da note di pera e di erbe aromatiche mentre al gusto si aggiunge una bella sapidità ad accompagnare il sorso fluido, senza concessioni ad eccessiva morbidezza e con giusta freschezza. Leggero ma gustoso, soddisfacente, buono. Non un Riesling da tetto del mondo come un grande teutonico o un eccellente alsaziano, questo è tutt’altro tipo di impostazione, che non fa altro che assecondare un territorio che non può regalare eccessive complessità. Ed il dado è allora tratto: piacevolezza, semplicità, personalità, bevibilità infinita. Ecco il vino bianco che vorrei pescare in enoteca quando ho meno di dieci euro da spendere. Da pesce. Da pasta aglio olio e peperoncino. Da formaggi freschi. Da quello che volete.

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