martedì 4 novembre 2014

Ferrando - Quarticello

Al di là di quello che pontificano negli ambienti convenzionali e stantii del vino, dai degustatori professionisti ai blogger ammanicati, da quelli che "io solo champagne" a quelli che "io il prosecco solo all'aperitivo", è innegabile dire che alcune tipologie di vino sono state salvate da una monotonia triste grazie al ritorno della produzione di frizzanti "sur lie". Rifermentando in bottiglia sui propri lieviti e senza sboccatura, la classica "bollicina" si riprende tutto ciò che le è stato tolto da decenni di autoclave e imbottigliamenti seriali per brindisi anonimi. Allora niente più esuberanza di spumeggiamenti forzati in stile gazosa, niente più profumi sparati rassicuranti, niente più effetto gomma americana. I frizzanti sui lieviti non sono niente di tutto questo. Sono arcigni, frizzano poco e non sprigionano bouquet maestosi. Ma hanno un pregio che nessun wine-snob potrà mai negare: si fanno bere con estrema facilità.

E' logico che, come per tutte le tipologie, non sempre i "sur lie" sono ben fatti. Il rischio moda è dietro l'angolo ed allora bisogna stare attenti a non buttare tutto dentro al calderone. Fare un vino del genere sembra semplice, ma non lo è: ci vuole attenzione in vigna ed in cantina, i terreni devono essere sani e non contaminati, in cantina guai ad introdurre troppi strumenti esterni. Il segreto di questi vini è il saper trovare il giusto equilibrio tra tempi di raccolta e tempi di affinamento e la loro forza, mai come in questo caso, è la naturalità.

Per questo affidarsi a cantine che già da un pò hanno rilanciato questo metodo antico è sempre una garanzia. Ce ne sono tante fortunatamente e ne parlerò in altri post, ma in questo voglio dare il giusto merito ad un vino che mi è piaciuto particolarmente e ad una cantina che non delude mai: il Ferrando di Quarticello.




I vini di Roberto Maestri, patron dell'azienda agricola situata a Montecchio, provincia di Reggio Emilia, puntano decisamente alla piacevolezza del sorso. La sua malvasia frizzante Despina è un vino che è impossibile da non finire in pochi minuti. Ma quello che più impressiona è la personalità e il gusto dei suoi vini fatti col vitigno principe di questa zona storica di frizzanti: il lambrusco.

Declinato in differenti modi, a volte affiancato dal suo partner dimenticato, il malbo gentile, nel caso del Ferrando la macerazione è breve ed il risultato è un lambrusco (salamino) rosato e meno tannico del solito. Una bevuta che coniuga il rustico all'eleganza, sfruttando un itinerario gusto-olfattivo che parte dalla freschezza e dalla semplicità del profumo dell'uva fino ad una profondità tutta in evoluzione dentro la bottiglia che conserva i propri lieviti, facendo si che il vino cresca e cambi nel tempo. L'assenza di filtrazione ed il quasi nullo utilizzo di anidride solforosa lo rendono schietto e fruibile ad ogni occasione, Abbinabile dall'antipasto di affettati a paste al forno, passando per secondi leggeri o da bere da solo per ingannare l'attesa stuzzicando qua e là. 

Non mortificatelo in una flute, utilizzate un normale calice, perchè no anche un bel bicchierozzo da osteria. Sono vini del popolo che male si trovano in ambienti patinati. Per questo hanno grande dignità. come questo Ferrando. Rosa ed elegante ma sempre capace di dire la sua.


Nessun commento:

Posta un commento