mercoledì 9 febbraio 2011

Finger Lakes Meritage 2006 – Ravines


Ormai quando si parla di vino americano si esprime un concetto che va ben oltre quello che c’è nella bottiglia. Si intende infatti quel gusto globalizzante che è stato sdoganato in ogni angolo di terra dove c’è una vigna ed una cantina per creare quei vini definibili con aggettivi come parkerizzato o vaniglione. D’altronde si sa, molte delle nostre abitudini sono figlie della cultura americana, che non bada certo alla profondità della questione ma piuttosto all’immediatezza ed al riscontro veloce da parte del grande pubblico. Più che un vino, uno stile di vita si potrebbe quasi dire. Eppure il vino americano nella pratica non è sempre racchiuso in quei buffi e particolari aggettivi. La viticoltura si è espansa ed ora non sono solo i grandi nomi alla Mondavi ad imbottigliare Chardonnay che si rifanno alla Borgogna o uvaggi bordolesi sotto il sole della California. Soprattutto, non è più il solo golden state ad avere l’esclusiva nella produzione vinicola. Nella costa ovest l’Oregon fa da tempo parlare per i suoi Pinot Nero così come il confinante stato di Washington sta dando sorprendenti risultati con il Riesling Renano. Un universo tutto da scoprire, almeno fuori dagli States, è quello della cultura vinicola della East Coast. Certo, difficile pensare alle vigne quando si dice New York, ma a poche ore al nord delle luci di Times Square la vite si coltiva da tempo e le condizioni climatico-territoriali sono particolarmente favorevoli alla produzione di vini eleganti e sottili, questo grazie al clima continentale freddo ed all’abbondante presenza di laghi, senza scordarci l’influenza del non lontano Oceano Atlantico.

In questa dimensione, proprio sulle sponde del lago Keuka ad Hammondsport, New York, opera dal 2000 l’azienda Ravines che nei suoi circa 7 ettari di terreno coltiva diverse varietà di vitigni. I bianchi, Riesling su tutti, sono il motivo di vanto della produzione ma oggi, grazie al gentile omaggio ricevuto via air mail da parenti americani, ho gustato il loro rosso con classico uvaggio bordolese, i due Cabernet e Merlot. I tre vitigni sono vinificati separatamente compreso l’anno di affinamento in barrique francesi ed americane fino al loro blend finale in bottiglia. Il risultato di questo 2006 è impeccabile quanto spiazzante. Al naso nessuna traccia né di tostato, né di vaniglia. Si fanno anzi largo note terrose ed erbacee, una leggera vinosità ed una speziatura che riconduce al pepe nero, al massimo qualche traccia di liquirizia. Nell’insieme un olfatto teso al vegetale che mi fa pensare che la percentuale di Cabernet Franc sia in maggioranza. In bocca ho apprezzato l’attacco fresco e la pienezza del sorso, con un bel sapore fruttato e pulito. Torna l’erbaceo ed in generale la sensazione di un vino “di terra”. Il corpo esile, tipico dei rossi del freddo, lo aiuta in eleganza anche se ovviamente si perde in struttura. Il finale è lungo e piacevole, a chiamare un successivo sorso.

Mi è piaciuta la personalità e la dignità di questo prodotto di una zona relativamente nuova e di sicuro non avvezza alla vinificazione in rosso. Non sarà il vino della vita ma qui non c’è nessun tentativo di voler piacere a tutti i costi o di voler sembrare qualcosa che non si è. Un nuovo modo per concepire il vino americano è possibile, forse bisogna cominciare ad affacciarsi nella costa meno assolata. Chissà? Io intanto me lo godo su salsicce e spuntature di maiale. Il resto è tutto da scoprire.

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