lunedì 13 dicembre 2010

Dieci spumanti intorno ai quindici euro.


Pochi giorni fa nella cassetta della posta ho trovato uno di quei volantini di offerte dei supermercati, quei pamphlet che nel periodo prenatalizio quintuplicano il loro volume e ti fanno credere che tutto sia proposto a prezzi stracciati, dai pacchi di pasta all’ammorbidente ai fiori di loto passando per smartphone e notebook. Bè, di questo in particolare mi ha colpito l’offerta di copertina, che riguardava il Ferrari Brut a 13 euri e 90 “massimo sei a testa”, così recitava la nota. Francamente non so se sia un prezzo buono o meno, non acquisto il Ferrari Brut da almeno dieci anni pur giudicando la Ferrari la migliore in Italia tra le aziende spumantistiche dai numeri industriali (il loro top di gamma, la Riserva del Fondatore millesimata rimane tra i migliori metodi classici italiani ed ovviamente il suo costo lievita oltre i sessanta euroni). Semplicemente trovo molto più accattivanti le proposte spumantistiche di produttori minori o che comunque non sfornano milioni di bottiglie all’anno come la mitica casa trentina. Ed infatti la prima cosa che mi è venuta in mente è che rimanendo intorno al prezzo proposto dal volantino ci saranno almeno dieci scelte più coraggiose che si potrebbero fare, solo allontanandosi dagli scaffali della grande distribuzione e magari chiedendo consiglio ad un bravo enotecario. Visto però che in questo periodo anche gli enotecari hanno un bel po’ da fare, ho pensato che stilare una bella lista di spumanti metodo classico che si possono acquistare intorno ai 15 euro potrebbe essere utile ed anche divertente. In fondo a Natale si beve spumante come non mai e questa è una di quelle abitudini che difficilmente si potrà eliminare ma almeno si può provare a migliorarla. Nella speranza che questi stupendi vini dalla cremosa spuma prima o poi diventeranno compagni non solo di festeggiamenti ma anche della vita quotidiana, a tavola e non solo. Mi raccomando però: sempre lontano dal dolce!

L’ordine che segue è casuale e non rappresenta né una classifica né una preferenza specifica:

1)      Erbaluce di Caluso Brut Calliope – Cieck
L’erbaluce è uno di quei rari vitigni che dà buoni risultati come vino fermo, passito e spumantizzato. Questa versione di Cieck e suadente ed elegante, dai toni floreali amalgamati ad una nuance mielata. E prometto di non usare mai più la parola nuance ma con l’erbaluce mi si risvegliano istinti poetici. Cercatelo.
2)      Cremant d’Alsace – Meyer Fonnè
Laddove non ci si può permettere lo Champagne, il francese medio vira sul Cremant d’Alsace. E con Meyer-Fonnè è un bell’accontentarsi. Dritto, minerale, cremoso, di lunga persistenza gustativa. Un grande spumante da pasto a poco più di 13 euro. Affare assoluto.
3)      D’Araprì Pas Dosè – D’Araprì
Spumantizzare il Montepulciano e il Bombino Bianco potrebbe sembrare una follia, farlo in Puglia in una cantina che ha scelto di fare solo metodi classici è un vero salto nel buio. Non per D’Araprì che da anni ha ormai una consolidata fama nel panorama nazionale degli appassionati e fa spumanti di grande spessore, piacevoli ed unici, come questo Pas Dosè. Se andate a fondo lo troverete in qualche enoteca. Non ve ne pentirete.
4)      Franciacorta Brut – Faccoli
Non sono un grande fan del Franciacorta, lo trovo mediamente un vino con poca anima e con troppa voglia di piacere per forza ed in più con un rapporto qualità-prezzo generalmente pessimo. E’ in casi come questi nei quali insisto nel cercare un’eccezione e quando la trovo sono particolarmente contento. Faccoli è una bella realtà che produce spumanti senza fronzoli, tirando fuori quel territorio che tra i suoi conterranei è spesso dimenticato. Uno Chardonnay di spessore con una carbonica per niente invadente ed una bevibilità infinita. E costa almeno due euro meno del Ferrari in offerta.
5)      Blanquette de Limoux “La Bulle de Limoux” – Aimery
A Limoux sostengono che il primo metodo classico lo abbiano fatto loro, altro che Champagne. Ma storia e storielle a parte, in questo spicchio di Francia meridionale si producono spumanti da secoli con il loro vitigno-simbolo, il Mauzac. E la tradizione si sente nella semplicità del sorso, nel suo dosaggio ben equilibrato, nella sua finezza generale. Ed ha anche una bottiglia di gran classe. Se vi presentate da amici con una di queste, li conquistate al volo.
6)      Brut – Haderburg
L’Alto Adige che non ti aspetti quello di Haderburg, dove i bianchi fermi, che pure si fanno e sono anche buoni, lasciano il parterre de roi agli spumanti, tutti fatti rigorosamente in maniera naturale, come il resto della gamma d’altronde. Il top è il loro Pas Dosè che però sfora il muro dei 20 euri, allora godiamoci questo base da poco più di 15 per capire cosa significhi interpretare uno spumante da abbinare a tutto pasto, senza limiti e senza piacionerie inutili. Quando ogni sorso ci regala qualcosa in più.
7)      Oltrepò Pavese Brut Rosè – Castel San Giorgio
Un rosato non poteva mancare e non poteva non venire dalla terra degli spumanti rosati italiani, quell’Oltrepò Pavese dove il Pinot Nero spumantizzato riesce ad avere un senso che non si legga Champagne. Castel San Giorgio produce solo un metodo classico, questo rosato che si fa prima ammirare per il suo colore tra il tenue ed il brillante, poi per un olfatto di classe e alla fine per il gusto allo stesso tempo complesso ed invitante, corredato da sapidità e morbidezza. Si trova con relativa facilità, approfittatene.
8)      Brut – Ca’ Roma
OK, tagliamo subito la testa al toro, questo non lo troverete. A meno che non passiate per la Valle del Mincio nel mantovano, terra dove si mescolano tradizioni provenienti dal Garda e dall’alta Emilia. Ma un’identità alquanto personale ha portato l’azienda a gestione familiare Ca’ Roma a sperimentare con vari metodi classici che sorprendono per bontà e personalità. Bassi dosaggi, poche concessioni al futile e bella acidità. Vale il viaggio. Anzi, se qualcuno si trova da quelle parti, mi faccia un fischio.
9)      Murgo Brut – Murgo
L’Etna che brinda. Nel territorio che ha fatto i più grandi progressi negli ultimi dieci anni non ci sono solo i grandi rossi da Nerello o i bianchi minerali da Carricante. C’è anche l’azzardo spumantistico di qualche temerario come Murgo che predilige il Mascalese per i suoi metodi classici quindi dei vulcanici Blanc de Noirs. Mineralità e sapidità ovviamente ma anche toni fruttati e profonda spalla acida. Un’esperienza da fare ad un prezzo ridicolo (11 euro, più o meno).
10)   Oltrepò Pavese Brut Nature – Monsupello
Ancora Oltrepò, questa volta in bianco con un produttore che ha saputo ben rinvigorire la qualità di questa DOC in ripresa proprio grazie a vignaioli seri come Monsupello. Il meglio lo dà nel suo Nature, di gusto pieno e gaudente, abbinabile come pochi altri spumanti ad una cena di pesce. Da bere e ribere.

E adesso a voi la ricerca. Senza dimenticare che il suggerimento di farsi consigliare dall’enotecario è sempre valido, non si finisce mai di scoprire qualcosa di buono. E se sarà qualcosa di diverso da questa lista, fatemi sapere cos’è e se vi è piaciuto. Io non mi offendo, anzi. Mi accontento solo della riconoscenza per aver scritto un post sugli spumanti senza mai aver menzionato la parola bollicine.


                                                                                                                                            

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